Come far mangiare il pesce ai bambini?
Le recenti polemiche sull’olio di palma, sulla carne rossa, sulle farine, mi portano come mamma a scegliere sempre con maggiore attenzione gli alimenti che cucino per la mia bambina.
Ma non solo: oltre alla scelta degli alimenti, preferendo il bio e il km 0 quando possibile, mi chiedo sempre quali alimenti dare alla mia bimba dal punto di vista nutrizionale.
Sono sempre stata attenta a questo aspetto, consigliandomi con la mia nutrizionista e anche acquistando vari libri che trattano di nutrizione per l’infanzia. Con l’ingresso alla scuola dell’infanzia le cose si sono un pochino “complicate” perché, sebbene guardi il menù della mensa ogni mattina, non so esattamente quanto e cosa ha mangiato…
Considerando tutti questi fattori, che non sono problematiche, ma solo attenzioni che voglio dare come genitore ad un aspetto (la giusta alimentazione) che mi sembra assolutamente importante (alla stregua dell’importanza che viene – giustamente – data all’allattamento): ho deciso di dare più pesce alla mia bimba, anche più delle normali due volte alla settimana (una delle quali comunque compresa nel pasto a scuola).
Molte mamme con cui mi confronto mi dicono che i loro bambini non amano il pesce: nel mio caso posso assolutamente affermare il contrario e credo che uno dei motivi sia che per far mangiare il pesce ai bambini, questi ultimi devono essere abituati fin da subito al sapore del pesce (fin dallo svezzamento, ovviamente rispettando quelli consentiti).
Il comportamento alimentare è il risultato dell’esperienza e dell’apprendimento: per far mangiare il pesce ai bambini, questi devono anzitutto conoscerlo. Inoltre non tutti i pesci sono uguali: anche noi adulti abbiamo i nostri gusti e preferiamo un tipo piuttosto che un altro, quindi il mio consiglio è provare ed annotare quelli di maggior gradimento!
Un alimento sano, ricco di nutrienti (tra cui li importantissimi Omega3) e dal costo contenuto è sicuramente il tonno in scatola.
Ma quando si può dare tonno in scatola ai bambini?
La letteratura è discordante e le ricerche web danno risultati contrastanti, soprattutto per le polemiche sui contenuti in mercurio (presenti sia nel fresco che nel tonno in scatola): il tonno in scatola al naturale può essere proposto già dopo l’anno d’età, come ingrediente dei primi sughi. Per il tonno fresco sarebbe meglio aspettare i 15-18 mesi in quanto il contenuto di grassi lo rende meno digeribile.
Nel mio caso, ho dato i primi sughi con tonno alla mia bimba ben oltre i 3 anni compiuti e devo dire che ora apprezza molto quest’alimento, facile e rapido da preparare e con cui potete sbizzarrirvi a creare tante ricette. Per quanto riguarda i contenuti in mercurio, che indubbiamente sono presenti nell’alimento e su cui preferisco non dilungarmi (troverete moltissime informazioni nel web): ricordate sempre che ci sono valori limite da non superare e che come sempre le scelte vanno fatte con discernimento.
Come si riconosce un buon tonno in scatola?
Un tonno di buona qualità si riconosce dalla compattezza e omogeneità delle carni: non sarà sbriciolato, ma quasi un pezzo intero. Proprio come Mareblu.
Il tonno in scatola Mareblu viene lavorato sul luogo di pesca (Oceano Indiano Area FAO 51 – Luogo di lavorazione: Seychelles, oppure Oceano Indiano Area FAO 34 – Luogo di lavorazione: Ghana) ed è cotto al vapore e condito solo con olio, sale e pochi ingredienti selezionati.
Nel caso del tonno sott’olio, per riconoscere un tonno in scatola di buona qualità, va considerato anzitutto quale tipo e qualità di olio viene utilizzato: sebbene l’olio di girasole sia un buon compromesso, il migliore rimane sempre l’olio extravergine d’oliva.
Il tonno Mareblu è condito con olio di oliva e il suo aspetto appena aperto è invitante, il gusto non è un gusto forte: rimane comunque delicato ed adatto al palato dei bambini, fornendo loro preziose fonti naturali di proteine, fosforo e Omega 3.